Cerca nel blog

venerdì 29 luglio 2011

Io la vedo così








Nacqui di notte e di maggio
di rose e di scuro
era il primo caldo
sentii il primo freddo
guardai
il giorno borghese brindava e sudava
l’ospite sorrideva
la festa DOVEVA
le spine d’inverno congelavano e aspettavano
i randagi tremavano
loro NON VOLEVANO
maggio è un momento
un passaggio
il resto è ghiaccio e deserto
i petali cadevano sbocciando
non avrei mai più dato ascolto alla vista
raccontando come la vedevo pagavo sempre
sapevo geneticamente di dovermi muovere
cercare panorami che dessero colori anche a me
il mare era azzurro e allegro
io lo vedevo grigio e triste
calpestato nella sua verità
quando io lo vedevo azzurro e allegro
vero nel suo splendore
fuori era grigio
dicevano
mi indicavano maestri da ascoltare
mi sentivo cancellare
mi indicavano modelli da seguire
mi sentivo fuori moda
spiavo i volti degli esclusi
ci leggevo poesie di vita
verità garantita
nel dolore conobbi l’amore
nelle indicazioni compresi il perché del dolore
se non sei dentro sei fuori
decisi di guardare col mio cervello
e mentre gli altri interpretavano la vita
io cominciai a cercarla
volevo tre cose
volare negli arcobaleni
conoscere
e fare
ne trovai quattro
musica
pittura
poesia
e una febbre costante
come un trasformista attraversavo i momenti
come un equilibrista un vuoto riempiva il mio stomaco
la paura non mi piaceva
le mie tre cose vincevano la paura
dovevo FARE
e cominciai a farmi
fino a quel giorno non avevo trovato un motivo per non farlo
non vivere per una cosa era meglio che vivere per niente
per farmi ho dovuto fare tante altre cose
per farmi ho visto dipinti di Van Gogh in carne e ossa
li ho guardati bene negli occhi
ho abitato i racconti di Bukowski
sono stato ubriaco di follia e galera
proibito e punito
sono stato il cuore lacerato di un’armonica blues
il lupo che urla alla luna
un sonno da guadagnare
mi sono risvegliato con postumi di sbornia e nuove verità
ho urlato con Ginsberg
ho volato sulle ali di Jonathan
sono caduto nel mezzo di un oceano
ho visto le creature sommerse ad occhi sbarrati
ho dovuto riconquistare l’ossigeno
ho visto il Messico a due passi dai miei occhi chiusi
ho spalato merda
ho scoperto tesori invisibili
scampati a cercatori d’oro
e dittatori di valori
valori senza prezzo
preziosi per se stessi
ho abitato tanti posti
e non ho una casa
ne ho tante
ho avuto tutto
e non ho niente
ma ho un tesoro in cassaforte
ho avuto la forza di abitare nel MIO cervello
mi ha mandato al manicomio
e mi ha salvato dal manicomio
ho pagato per tre cose
ne ho trovate mille
guardandomi in giro
direi che ci ho guadagnato
c.campajola

domenica 24 luglio 2011

Anime affamate


Passiamo la vita a occuparci l’esistenza
e poco ad occuparcene
non la riempiano più di nostro
non scegliamo più i momenti
non li progettiamo più
aspettiamo solo che passino
comunque siano
Giorno dopo giorno
orologi pazzi scandiscono il nostro tempo
una gara a tappe senza una meta
con noi che partecipiamo
stanchi e demotivati
Il traguardo è dove finisce il tempo
Poi ci sono quei momenti
che ti inchiodano di fronte ai tuoi occhi
una scelta decisiva
una malattia
una misura colma
una fine
una qualunque cosa
e tutto il resto
crolla come castelli di sabbia su fondamenta di merda
Guardi oltre i calendari
ma il prezzo pagato ti guasta la vista
guardi i tuoi giorni con i tuoi soli occhi
e ti vedi pazzo e affannato
costantemente affamato
Non capisci molto di quello che hai speso
la tua anima è affamata
ti chiede un senso
e tu non hai un senso da darle
è devastante cazzo
Allora bisogna rimboccarsi le maniche
scrollarsi le macerie da dosso
non è piacevole
ma a volte è decisivo
può diventare un miracolo
Cominci a costruire per te
te ne freghi dei permessi
delle licenze che consentono
delle licenze non consentite
delle etichette
delle troppe parole prestampate
di tutte quelle leggi
penali o morali
fatte senza tener conto di te

Non puoi più scherzare ora
non vuoi più scherzare
hai un’anima da sfamare tu
fanculo tutto il resto

c.campajola

venerdì 22 luglio 2011

Si però o si virgola però?

vi hanno mai risposto “si però”….”?
vi hanno fregato
un'altra frase che hanno distorto
gli è bastato togliere una virgola
e impadronirsi della frase
si “virgola” però
significa una cosa
“si però” senza virgola
significa che di voi non se ne fregano un cazzo
in quel si staccato dal però ci siamo noi
nel però ci sono loro
chi?
i non giudicabili
o meglio quelli che si credono tali
maleducati da carriere leccate
arroganti senza conoscenza
volgari convinti di galateo
solo mezze seghe prevedibili
che non vogliono farsene una ragione
e continuano ad arrancare con trucchetti da quattro soldi
ormai sono alla frutta
rubano perfino le virgole per confonderci
poi si confondono
e ci incasinano
gente in preda a se stessa
psicopatici a piede libero
con libero ingresso nelle nostre vite
è come se chi rubasse per fame dicesse al giudice “si però…”
però un cazzo
anche il derubato poteva avere fame
allora mette una bella virgola tra il si e il però
paga comunque il reato
e spera che il giudice tenga in considerazione il suo però
tutti a dire “si però”
e gli stronzi non sono loro
loro sono semplicemente malati
gli stronzi siamo noi che accettiamo i “si però” dai malati
cazzo quanto mi mancano le virgole
non l’avrei mai immaginato
tutto ho pensato potesse mancarmi un giorno
ma alle virgole non ci avevo mai pensato
abito a Napoli
c’è il problema della spazzatura
non dei rifiuti
proprio della spazzatura
cioè di chi si occupa del problema rifiuti
che però è lo stesso che impiega vent’anni per asfaltare una strada
lo stesso che si occupa del problema parcheggi
che è lo stesso che lo risolve non risolvendolo
ma vendendo permessi temporanei a pagamento
lo stesso che ha permesso costruzioni abusive
e poi risolto il problema con misericordiosi condoni
lo stesso che così facendo ha creato il problema parcheggi
lo stesso che ci fa vivere l’uno sull’altro
lo stesso che non ti cura in caso di un malanno
a meno che non conosci qualcuno che lo conosce
lo stesso che ti fa pagare per vivere
parcheggio
casa
acqua
aria e malanni
tutte cose geneticamente modificate
nel corso della loro fame di soldi
potere
follia
sadomasochismo
demenza o qualunque cosa sia
parcheggi inesistenti
case intrappolate ma a prezzo libero
prezzi impossibili
cittadini condannati dal prezzo libero
prestiti a strozzo da banche sorridenti
acqua rugginosa
aria irrespirabile
di verde solo facce di tossici abbandonati a se stessi
e bile di cittadini sparsa un po’ dovunque
è lo stesso che si occupa del nostro mare inquinato
che poi è lo stesso che lo ha inquinato
è lo stesso che poi ci organizza navi per un altro mare
ma a pagamento
è lo stesso che dovrebbe organizzarsi per pulire il nostro mare
lo stesso che ha comprato depuratori per questo
con soldi nostri ovviamente
per poi lasciarli arrugginire sott’acqua
si “virgola”
però?
“e quei soldi?”
silenzio
anche le risposte restano ad arrugginire
è lo stesso che ci dice cazzate per televisione
ci informa su seni rifatti e calciatori fatti
lo stesso che certe cose però non ce le dice
è lo stesso a cui diamo il voto
è lo stesso che fa il gioco del candidato sui giornali
lo stesso che sa e non c’informa sulla vera natura di quell’uomo
lo stesso che però ce lo fa votare
votare un ideale e trovarsi un mafioso
è il giornalista che del Giornalista gli è rimasto solo lo stipendio
non la verità scritta per amore della verità
è il giornalista che dice di non poter fare più il giornalista
invece di dire che potrebbe ancora farlo ma è più scomodo
è quell’uomo che giustifica il suo stipendio speciale
senza fare più niente di Speciale per guadagnarselo
quell’uomo che fa marchette con la verità
è il giornalista che scrive sull’emergenza rifiuti
lo stesso che abita accanto alla spazzatura
che dimentica di essere anche lui il popolo
che vorrebbe delegare la sua indignazione ad altri
è l’uomo con la coda tra le gambe
ma in preda a delirio d’onnipotenza
l’uomo che vorrebbe nascondere la propria vigliaccheria
dietro il coraggio degli altri
è così che nasce il “si però senza virgola”
è questo il suo obiettivo
dettare e non fare
e noi siamo più pecore di loro a fare senza parlare
non è una poesia?
non c’è poesia?
nulla di immortale?
di profondo?
lungimirante?
folgorante?
musicale?
armonico?
ricercato?
baciato?
si però….
però andate un po’ affanculo
chiamate le cose con il loro nome
mettete le virgole se volete fare i professori
non incasinate anche la lingua italiana dopo l’Italia
rispettate almeno la lingua di Dante
e che cazzo!
dite chiaramente
tanto noi faremo
non preoccupatevi
noi non possiamo che fare
siete voi i pastori
noi siamo solo le pecore
imparate a farci pascolare senza smarrirci
per noi è sufficiente
si?
ma si “virgola” però?”
o “si però?”
c.campajola

giovedì 21 luglio 2011

Perdetevi il libro magari ma non questa prefazione del grande Alfredoski

.Le poesie sono pensieri sbloccati

Firmati da realtà opprimenti

Tu non fai altro che scriverle



Io non so cosa è esattamente ciò che scrive Ciro Campajola. So che spacca le dighe, spacca i muri, spacca gli spartiti, così come spacca i coglioni… specie di chi è sazio nella propria mediocrità e complicità, e spacca la vita e la morte.

Le chiamiamo poesie, ma di poesie del genere io non ne ho lette mai. Chilometriche, inarrestabili, fluviali.

Urlano fino a trapanarti la mente, ma ridono anche, tra il malinconico e la speranza affamata dietro un bicchiere di vino e un bicchiere di blues e un bicchiere di anima.

Ferite e grotte di solitudini, abbandoni e volti cancellati dalla lavagna, i gironi infernali dei senza nome, e dei nomi di coloro a cui hanno rubato il nome. E di loro che canta Ciro. Delle principesse bambine vestite da prostitute e dagli occhi grandi come il mare. Delle periferie capovolte dei tossici, e dei marchiati a fuoco, i puntini neri per le freccette facili, i collaudati oggetti del disprezzo, le mani fragili che chiedono vita e carezze, e prendono pugni e morte.

Ma Ciro non è un delicato poeta da confortevole nicchia malinconica. In lui suona a stordire le orecchie, la forza iconoclasta dell’eterna invettiva contro l’abiezione, la sacra indignazione che è l’onore di tutto la grande poesia satirica dell’antichità, e di tutto il grande teatro ironico, appassionato e civile dei nostri giorni.

Sì… la ribellione delle parole. La ribellione nelle parole. Non cercate conferenze per acculturati e teste d’uovo. Ciro è nato nelle periferie, vive nelle ciminiere, sale su quegli strani sentieri che si affacciano sul volto bello della vita che regge il pugno, e mostra il dito alle cornacchie gracchianti della dissoluzione.

Lui mostra il riso delle scimmie. Ma a quel riso non si arrende come gli eterni sconfitti. E a quel riso non si accompagna, come gli eterni complici vigliacchi.

Perché è tutta una scansione di tempi.. tutta una scansione di ritmi.

E lui ti mostra il male, ti mostra la scimmia deforme, il concerto malato dei vampiri. E a volte è acciottolato in mezzo al grembo che piange.

Ma non vedrete mai solo il buio..

Alla fine c’è sempre un canto del cuore,

siamo sempre qua – sembra dire Ciro – a dare sperma e polmoni alla vita..



e poi tu*

tu sempre con quelli che non ci stanno

che preferiscono pagare e fanculo il conto

tu confuso

tra quelli che sanno tutto e quelli che non sanno niente

tu

che non ne vuoi più sapere e fanculo pure le chiacchiere

tu

tra la legge uguale per tutti o meno

tu

che per quel che ne sai

fanculo comunque sia la legge

con te è sempre stata uguale

mai giusta

tu

che batti sudato e testardo il tuo sentiero

che per gli altri sia legale o no

lo è per te



E’ la tua strada ragazzo, la strada stretta è sbagliata.

La strada di chi lo batte il suo tempo, anche quando le ore pesano fino spezzarti le dita. Ma tu non la molli. “Sono quello che sono”.. dillo, dillo forte e fai il tuo passo, cammina sul tuo Sentiero.. prendi ciò che ti appartiene e vai, costi quel che costi, quanto sangue può costare, è onorare ogni attimo. Questo ti fa scalpitare Ciro dentro. Questo ti scaraventa addosso.. con buona pace di tutti i cantori della stanchezza, che dilagano nel nostro tempo.



E’ intollerante nel suo scrivere? Può essere. Non è un santo. Non vuole essere un santo. La sua poesia è bambina e negra allo stesso tempo. Crudele e sensibile allo spasimo. Conosce la lotta di strada questa poesia, a mali estremi sa tirare le unghie… Nasce dalla musica, la musica la partorisce, musica genererà.

Non è per i levigati, le personcine inamidate, i professionisti del volontariato, per tutti coloro che si rifanno una verginità con le “pecorelle smarrite”. Se siete tra costoro.. non è il libro per voi. C’è tanto altro in libreria, cercate altro.



Le vite scartate gli stanno appese al collo, e lui si fa male a portarle, ma DEVE portarle. E sono tutti qua a prendersi la sua mano. E c’è ancora lui, nelle notti a dare lucido alle trombe.

La sua poesia trasuda Onestà. L’eccesso si accoppia al rigore morale. Solo uno dei tanti apparenti paradossi che vivono in lui e in ciò che scrive.

E alla fine c’è la notte più notte, notte al quadrato.

Alla fine c’è l’alba afferrata “appena in tempo”.. “in fondo alla notte”..

Alla fine c’è musica che passa nelle vene.

Alla fine c’è un anello..



ti accorgerai*

che comunque

nei giorni chiari e in quelli bui

hai sempre trovato un anello

in ogni tempo

con ogni tempo

e sia nel sole che nella pioggia

tu lo hai sempre portato al dito

come una fede nuziale

come un matrimonio benedetto di suo.



Non vi dico di leggere il suo libro..

Non si dice mai a qualcuno di leggere un libro,

a un certo punto un libro, un disco, un volto ti chiamano..

chiamano e basta.

Vi dico invece di dare lucido alle trombe.



Alfredo Cosco

martedì 19 luglio 2011

La paura

Io non ho mai avuto paura d’avere paura
anzi
le cose più mi spaventano più mi affascinano
era ed è così
ma questo è un mio personale gusto
il fatto è che avere paura non è Paura
è un normale istinto vitale
la Paura è un’altra cosa
io ho paura della Paura
io non la conoscevo la Paura
nonostante il mio personale gusto
mi abbia fatto tremare miliardi di volte
io non avevo paura
non la conoscevo la paura
io ho visto porte che mi si chiudevano in faccia
e quelle che si chiudevano alle mie spalle
ho visto sbarre che mi imprigionavano
ospedali che mi liberavano quando avevo bisogno di un ricovero
ricoveri che mi imprigionavano di nuovo “solo perché ne avevo bisogno”
ho visto mille sciacalli intorno a una sola carogna
li ho guardati dritto negli occhi e li ho giudicati
il loro giudizio non l’ho mai fatto mio
non l’ho mai considerato
l’ho solo scontato senza mai cambiare idea
la Paura è il buco che si apre nello stomaco
nello stesso istante in cui si aprono gli occhi
è la sveglia come una lama di ghigliottina da evitare
è la sigaretta che accendi per ingannare il risveglio
è l’istante in cui finisce la sigaretta e non puoi più ingannarlo
è quando accendi la seconda e rischi la lama
consapevole ma impotente
consapevole senza vantaggio d’esserlo
la Paura è quel bagno dove ti chiudi quasi a difenderti
sono tutte quelle piccole cose che fai senza averne bisogno
che continui a ripetere come un automa rincoglionito
quel colpo di pettine in più
quel lavarti fino a consumarti la pelle
come a volerti sottrarre da un’epidemia
quell’osservarti allo specchio per un’ora
senza neanche darti un’occhiata
solo per prendere tempo
la Paura è il coraggio che ti manca per girare la chiave
è quella chiave che diventa la chiave di casa
sei tu che ormai ti imprigioni in casa
sei tu che ti caghi sotto davanti al mondo
sei tu che diventi Paura
la Paura è quella che ti ha fatto mettere l’ago in vena per tenere a bada la realtà
la Paura è quella vecchia paura moltiplicata per l’impossibile
la Paura è il ricordo di un sesso esasperato che t’impedisce il sesso
un brutto ricordo di una cosa bella
l’impossibile possibile
la natura rivoltata
la Paura è nel perché sciupavi il bello
la Paura è nel perché non avevi mai paura
no
la Paura non mette paura
se la mettesse potresti sfuggirle
il dovere mette paura
la scuola mette paura
ma la cattedra è la Paura
la Paura è il professore che boccia il tuo punto di vista
boccia te
non la tua cultura
e lo fa senza che il suo dovere glielo chieda
una tua promozione adeguata a un suo punto di vista è la Paura
è un dovere senza diritti la Paura
quello che ti resta è solo un po’ di Paura
dover fare il servizio militare mette paura
ma farlo è la Paura
il tipo in divisa che manco conosci
nè hai ancora capito che significa la sua divisa in quel posto
e non in senso politico
nel senso di ruolo
in quella quotidiana follia
quel tipo che ti violenterà per trecentosessantacinque giorni
che ti urla nelle orecchie come un elettroshock
anche solo per dirti che è pronto da mangiare
è lui la Paura
la Paura è chi lo ha addestrato
tutto quello che ti resta è un altro po’di Paura
non avere un lavoro mette paura
fare il proprio lavoro mette paura
la Paura è quello che resta in entrambi i casi
mancanza di senso
La Paura è la televisione
la stampa
la politica che nasce dagli spot
la gente che sa che va così
e continua a andare così
la Paura è guardarsi intorno
affacciarsi alla finestra
frequentare questo mondo
la Paura è quella che si è accumulata dentro di te
e comincia a uscirti dai pori della pelle
è la maglietta sempre sudata d’ansia
è quella maglietta che dovrai tenerti addosso dovunque sei
è quella maglietta stesa ad asciugare sopra un termosifone
quella maglietta che ormai ti costringe a pensarci su prima di uscire
la Paura è il freddo che ti resta nelle ossa
sfidare la legge mette paura
la legge è la Paura
lo sbirro che ti massacra mentre lo preghi di arrestarti è la Paura
il piacere nei suoi occhi è la Paura
i tuoi occhi spaventati che continuano a guardarlo
per sottolineare che hai paura solo di quello che ti fa
non di lui
è il senso
il carcere mette paura
stare in carcere è la Paura
i manganelli notturni di secondini mascherati sono la Paura
le volgarità che ti vomitano addosso di giorno sono la Paura
le offese ai tuoi cari solo per divertirsi un po’
la tua reazione cercata solo per picchiarti sono la Paura
quelle offese che fanno male più dei manganelli
la loro frustrazione sfogata su di te è la Paura
il fanatismo è la Paura
operasi per un cancro mette paura
e la mette anche un braccio rotto
avere bisogno di cure mette paura
chi ti cura è la Paura
chi ti mette le mani addosso
ti apre la pancia
ti estrae un molare
senza chiederti né chiedersi neanche chi sei
è la Paura
la barella con te sopra mette paura
l’indifferenza di chi la porta è la Paura
chiedere aiuto alle istituzioni mette paura
il loro aiuto è la Paura
non avresti mai bussato a quelle porte
se solo potessi cavartela da solo
la Paura sono quelle stesse istituzioni fin troppo interessate a te
che di colpo si scordano di te
salvo ricordarsene in caso servisse un colpevole
un impegno mette paura
essere un buon cristiano mette paura
è una promessa difficile da mantenere
i rappresentanti in terra di Cristo sono la Paura
quelli che ti strappano bugie a suon di preghiere
che ingannano atei e credenti
quelli che pur di non vederli ti allontani anche da Cristo
quelli che gestiscono il potere in nome della fratellanza
Cristo è diventato Paura
Cristo come motivo di guerra è la Paura
la guerra mette paura
chi la decide è la Paura
la violenza mette paura
la violenza continuata in nome del matrimonio è la Paura
l’uomo che picchia la moglie è la Paura
la moglie che accetta è la Paura
gli occhi dei loro figli sono la Paura
gli occhi dei loro figli metteranno solo paura
l’amore è diventato Paura
un sacramento inventato e inutile è la Paura
la Paura è l’estraneità del vicino
la Paura è il vicino nell’ascensore
la Paura è sapere che sei solo
la Paura sono tutte le paure che ti restano e diventano una sola
quella che non ti lascia più
la Paura è quando vince quello che mette solo paura
la Paura è l’uomo che si arrende all’imbecillità
la Paura è la mia ansia
la mia depressione
i miei psicofarmaci per tenere ancora a bada la realtà
una realtà sempre più feroce
la Paura sono le mie sfide
le mie esasperazioni
la mia parola volutamente di troppo
la Paura è la maleducazione del perbenismo
sono io che te la sbatto in faccia
sono io che bestemmio nelle tue chiese al posto tuo
sono io che piscio nel tuo giardino
sono io che dico volgarità al tuo tavolo
sei tu che mi trovi scandaloso
sei tu che non trovi scandalosa la fame
la Paura è la droga che mi sono iniettato
la Paura è la droga che tu mi fai trovare
sono io che mi buco sotto casa tua
sei tu che ci guadagni o me lo impediresti
sei tu che trovi scandalosa la droga
la Paura sono io che dò voce alla tua maleducazione
sono io che amplifico il tuo specchio per farti guardare in faccia
sono io che lo restringo per non farti fuggire
la Paura è la mia maleducazione ostentata ed eccessiva
la mia maleducazione voluta
contro la tua studiata e nascosta
vigliacca
sei tu che mi vedi come fumo negli occhi
sei tu che da solo hai paura di me
è il tuo perbenismo che chiami in soccorso
sei tu
un ruolo non un essere umano
la Paura sei tu che ti armi di Paura
sei tu
che solo così sei qualcosa
la Paura è quando paghi tutte le emozioni vissute in più
con l’auto-divieto alle emozioni
la Paura è quando hai paura di emozionarti
la Paura è l’emozione che ti stende al tappeto
stramazzato per terra senza più la forza di reggere niente di niente
la Paura è quando abita dentro di te
la Paura è il perché
la paura è nella risposta
la colpa della tua paura forse è colpa di qualcun altro
ancora un po’ di tempo e la Paura mi farà solo paura
voglio morire impaurito
non di Paura
c.campajola

venerdì 15 luglio 2011

PER UNA CANNA IN PIU'

La mia esperienza col fumo risale a qualche annetto fa.
Raccontarla per me non è facile, si tratta di periodi davvero dolorosi, di quelli che lasciano un sacco di cicatrici.
Un giorno incontrai un ragazzo, stavo uscendo da un periodo di vita di clausura, un matrimonio fallito alle spalle. giovane e sola e tutti che si giravano dall'altra pensando solo a giudicarmi e dirmi cattiverie...compresa la mia famiglia. Lui era "fuori dalle righe", strafottente, menefreghista... bastardo ed egoista, ma mi divertivo con lui.
Abbiamo cominciato a convivere e allora ho smesso di divertirmi.
Il suo menefreghismo e la voglia di andare contro corrente lo portarono dal fumare qualche canna al fumare canne come fossero sigarette, considerando che fumava un pacchetto di sigarette al giorno.....
Il fumo costa... più di un pacchetto di Marlboro e poi servivano anche quelle per farsi una canna.
Lui voleva che fumassi anch'io e io lo seguii. I soldi non ci bastavano mai, andavano tutti in marocchino...cioccolato...maria....
Andavamo a Milano, di notte, dove bazzicavano solo spacciatori e tossicodipendenti e compravamo minimo 500 mila lire di fumo alla volta, poi tornavamo a casa e durava davvero poco.
Per quello che mi riguarda non era un grande effetto quello che mi faceva la canna o il cilum che fosse, a parte un collasso una volta, ma me lo sono cercato.
Lui invece ormai fumava sempre....ogni volta che mi giravo rollava una canna o magari ero io a rollarle per lui.
Dopo circa un paio di mesi il suo cervello era in pappa e un po' anche il mio, ma io non ne abusavo così tanto come lui.
La memoria era andata a farsi fottere, non risordava quello che aveva fatto dalla mattina alla sera. Il suo carattere già violento lo diventò ancora di più.
La depressione si impadroniva di entrambi, lui reagiva trattando me come una merda, maltrattandomi fisicamente e psicologicamente e io maltrattando me stessa, lasciando che lui abusasse di me, lasciando che la vita mi vivesse, senza fare nulla, aspettando un minimo di lucidità per avere un sorriso e una carezza.
Nemmeno il gesto estremo che tentai di fare servì a placare quel periodo di degrado.
Poi non ricordo perchè, ma io smisi, forse dopo che perdemmo entrambi il lavoro, per la nostra inefficenza, cosa che non è da me che al lavoro sono sempre stata al 100%. Anche lui smise, o almeno si limitò molto, dopo parecchio tempo e si calmò, ma io ero lontana e non mi riavvicinai più a lui...grazie al cielo.
Mentre scrivo rivivo e devo smettere perchè mi tremano le mani, mi salgono le lacrime e il cuore batte forte forte. E' stato un periodo durato qualche anno, non qualche mese, non riesco a raccontarlo più dettagliatamente, non ancora, anche se ci ho scritto un libro su di me, anche se spero sempre di somatizzare, ma quando piove si sà che le ferite tornano a fare male e oggi piove...

mercoledì 13 luglio 2011

PER DIVENTARE AMICO DI ANIME DIMENTICATE

PER FAVORE CHI NON RIESCE AD ACCEDERE PER CREARE NUOVI POST NEL BLOG E' PREGATO DI MANDARE UNA MAIL A ANIMEDIMENTICATE@GMAIL.COM O A MICHELE.MOT65@GMAIL.COM... NON E' COSI' DIFFICILE BASTA UN ATTIMO DI PAZIENZA...  LA PAZIENZA CHE MOLTO SPESSO IN QUESTO MONDO NON SAPPIAMO PIU' DOVE STIA DI CASA...  TI ASPETTO  FATTI VIVO ... CIAO MICHELE